VENDESI immobile luminoso, personalizzabile, di gran carattere.

“Allora, parola d’ordine: disinteresse! Mi raccomando, anche se vi piace, anche se dovesse essere la Reggia di Caserta e avesse il prezzo di un monolocale sulle rive del Feltrino ( ndr fiumiciattolo locale) non fatevi vedere interessati! E focalizziamoci sulle cose importanti! Le condizioni del tetto, il tipo di riscaldamento, l’aria condizionata, la presenza di umidità! Mi raccomando, concentrati sul pezzo!”

Daniele e sua madre si guardano, mi guardano e percepisco un leggero, anche se malcelato “vaffa” trasparire dai loro occhi. 

È da più di due mesi che mio marito ed io giriamo in lungo ed in largo per cercare una casa dove finalmente stabilirci dopo il nostro rientro in Italia. Oggi visiteremo un’altra proprietà ed abbiamo deciso di portare con noi anche mia suocera. Ci aiuterà a capire meglio e, si spera, potrà suscitare un po’ di tenerezza nell’agente immobiliare. 

Di solito non lascio nulla al caso quando mi preparo per andare a visitare un immobile. Indosso e faccio indossare a chi è con me abiti non troppo costosi, ma nemmeno sciatti: l’impressione deve essere di acquirenti che possano spendere, ma non regalare soldi. L’auto ( una vecchia Citroen Picasso che è rimasta ferma dieci anni , durante la nostra avventura australiana) la parcheggio lontano dalla casa da ispezionare. Evitiamo imbarazzi, visto che l’ultima volta mi è rimasto lo specchietto retrovisore in mano e la portiera emette un suono sinistro ad ogni utilizzo, non è detto che non si stacchi anche quella prima o poi! 

Arriviamo a destinazione alle 16,00 di un pomeriggio torrido di luglio, dopo un viaggio in auto di  10 minuti esatti, da macello a macello ( siamo in un paese di macellai). Parcheggio sul piazzale della chiesa di questo piccolo borgo di circa 700  anime, la metà delle quali sembra siano molto interessate  a sapere dove stiamo andando e perché. Dopo un benevolo interrogatorio da parte di un signore a cui avevamo semplicemente chiesto dove si trovasse il vicolo che stavamo cercando noto una donna sbracciarsi da lontano e capisco trattarsi dell’agente immobiliare. In fondo non è così difficile riconoscerla, indossa una sorta di divisa: gonna tubino appena sopra il ginocchio, décolleté  tacco 13 e camicetta bianca. Tra le braccia  l’immancabile cartelletta  con i dati catastali dell’immobile.

La raggiungiamo.  Dopo una  veloce presentazione  in cui cerco di carpire nuovamente il suo nome

( ho contattato talmente tante agenzie in quest’ultimo periodo che non voglio fare errori, confondendo un nome con un altro o un’agenzia con un’altra. Mi sembra di capire che si chiami Fabiana, ma non ne sono sicura al cento per cento, quindi decido di optare per una via di mezzo: la chiamerò MnANA, così , per confondere le acque. Penserà che ho una paresi facciale, ma è meglio così, piuttosto che si accorga che ho dimenticato il suo nome)  ci dirigiamo verso la casa e, mentre mia suocera prosegue davanti a noi con Mnana, io prendo in disparte Daniele per rafforzare il concetto già esposto in precedenza: nessun apprezzamento positivo su alcuna caratteristica della casa! Non devono vederci interessati! Solo così potremo provare a chiedere un prezzo più basso!

“Usiamo un po’ di furbizia, mi raccomando!” Insisto. 

Lui mi guarda con l’espressione di chi sa già cosa sta per accadere, ma per gentilezza non mi risponde. Annuisce con aria sconsolata e lascia perdere. 

“Ecco, ci facciamo aprire dalla proprietaria, la signora Battelapescca” ci informa Mnana, mentre ci introduce alla padrona di casa. Non amo visitare case in cui è presente il proprietario, non mi viene facile disprezzare una cosa davanti a chi l’ha creata o vissuta.

Dopo aver espletato i  convenevoli del caso, Mnana inizia la descrizione dell’immobile, partendo dall’esterno. 

“ Si tratta di una casa degli anni 60, mai ristrutturata, ma abitabilissima.” 

Daniele mi guarda già in cagnesco. 

Mnana prosegue: “ Entrando troviamo, come potete vedere, il salotto con angolo cottura.”
L’unica cosa davvero evidente è l’angolo, nil salotto non è pervenuto ( a meno che uno non decida di sedersi sul camino)

“ Ah! Dimenticavo! I mobili sono compresi nel prezzo “. Prosegue Mnana, incurante della faccia disgustata di mia suocera.

“Che culo!” Penso, sfoggiando tra me e me la mia  famigerata ironia.

Anche Daniele mi guarda in cagnesco. 

“ Come vi dicevo, è una casa abitabile da subito, ha bisogno solo di essere svecchiata un po’. Un’imbiancata,  una rinfrescata …” 

“ … e la par nanca aduperada!” Mi verrebbe da continuare, citando un vecchio proverbio milanese, che non parla proprio di case, ma evito, mi mordo la lingua e mi do un contegno.

“La  mamma della signora ci ha vissuto fino a due mesi fa!”  prosegue Mnana introducendoci nella camera da letto.

“ La mamma è morta in questa stanza, meno di due mesi fa, a 95 anni. Ha curato l’orto fino ad una settimana prima del suo decesso” e nel raccontare ciò la signora Battelapesca ha un attimo di commozione.
“ Non preoccuparti, Rosomina, la mamma ti starà guardando dall’altro mondo e vegliando su voi tutti”. La conforta Mnana, svelando un lato spirituale che non le attribuivo.

A dire la verità penso che la mamma non sia la sola a guardarci dall’aldilà. Una serie di antenati defunti ci osservano arcigni dalle cornici delle fotografie allineate sul comò.

I parenti defunti non hanno ancora lasciato la proprietà, a quanto pare!

Realizzo in questo preciso istante quanto il real estate in Italia sia ancora agli albori, soprattutto nei piccoli centri. 

Dopo aver superato lo shock del bagno: lavandino a forma di conchiglia e vasca da bagno in stile imperiale, tutto rigorosamente rosa confetto, contornato da un sottofondo di piastrelle marrone/cacca di neonato, mi permetto di chiedere:

 “ Sull’annuncio si parlava di una seconda camera”

Mnina, con un guizzo di euforia, falso come una banconota da 250 euro stampata a Pechino, mi informa: “  Vero! Mi fa piacere che tu te ne sia ricordata! Prego!” 

Ci fa segno di uscire dalla porta finestra della cucina e, zampettando, ci conduce ad un terrazzino scalcagnato in cui campeggia una scala  di ferro arrugginito.

“ Ecco” prosegue con falso entusiasmo ed una voce  che ormai ha raggiunto livelli di falsetto a metà strada tra i Bee Gees  ed i nostrani Nomadi: “ per accedere alla seconda camera abbiamo questa comodissima e caratteristica scala esterna che ci conduce al piano superiore. Accomodatevi pure!” 
“Maledetto il momento in cui ho deciso di finire il piatto da ottocento grammi di melanzane alla parmigiana! Questa scala sarà in grado di sostenermi?” Mentre sto pensando all’eventualità di rovinare al suolo come un elefante su un filo di ragnatela ( come la canzone che cantavamo da bambini) scopro Mnana farsi un segno della croce prima di poggiare il piede sul primo gradino e mi viene subito da pensare che nessun lavoro è esente da rischi, soprattutto quando vuoi convincere qualcuno del valore di qualcosa che non ha poi così tanto valore!

Con un gesto plateale, manco ci stesse mostrando una camera di Westminster, Mnana ci apre una porta su un locale nel sottotetto che ha tutta l’apparenza di essere stato usato più come granaio o come legnaia negli anni passati.

“Interessante!” Mi permetto di commentare, nonostante le occhiatacce di Daniele 

(per fortuna mia suocera è rimasta giù, a chiacchierare con la signora Rosomina, non ha peli sulla lingua lei, meglio che non veda questa specie di seconda camera). 

Ecco, il mio  problema è proprio questo , non so cosa mi succeda quando vado a visitare le proprietà in vendita, ma una cosa è certa: io mi sciolgo. Nonostante mi prepari e giunga sul posto con un’agenda in cui scrivo i pro e i contro dell’immobile che andrò a visitare, le domande che dovrò  porre, le informazioni che dovrò carpire, arrivo sul posto e mi trasformo in un’emerita imbecille, dimenticando tutta la mia preparazione. Anche proprietà senza speranza come quella della signora Rosomina per me diventano papabili. Non so se in questi casi venga fuori l’interior designer de noartri che c’è in me, quell’architetto in pectore a cui non ho mai  permesso di realizzarsi non avendo terminato gli studi di architettura o forse, semplicemente, mi emozionano quelle case che hanno una storia da raccontare. Altra spiegazione potrebbe essere data dal mio bisogno disperato di trovare un luogo in cui finalmente trasferirmi e chiamare casa. Fatto sta che, invece della linea dura preventivamente decisa, inizio  a notare particolari che mi fanno pensare che lì ci potrei vivere. Una vecchia cementina sul pavimento della camera da letto, un caminetto in cucina, anche le peggiori finestre della storia dell’architettura per me diventano recuperabili. Persino una scala come quella per salire alla legnaia assume un fascino retrò nelle mie visite. Mi scopro così ad apprezzare il lavandino di cemento della cucina  e le maioliche del bagno, roba che anche l’agente immobiliare ed il padrone di casa ad un certo punto sentono il dovere di smorzare il mio entusiasmo e di rimettermi con i piedi per terra. 

“ In fondo anche questi mobili , con una bella scartavetrata ed una riverniciata, potrebbero essere recuperabili” mi ritrovo a dire, mentre Daniele vorrebbe farmi ricoverare per insolazione. 

“ E poi, vuoi mettere alzarsi la mattina, portare il caffè fuori, sul terrazzino…” 

“ Se regge “ aggiunge il mio cinico consorte, ma viene trafitto da un’occhiata fulminante che mi permette di continuare: “ … stendere la mano e cogliere un’albicocca dall’albero qui di fronte? Vuoi mettere?”

“ E vuoi mettere i 150.000 euro che ci vogliono per riportare questa casa ad una condizione da poterla chiamare tale?” Aggiunge Daniele con un commento non richiesto.

La visita si conclude qui, con la promessa di risentirci presto per fare un’offerta quanto prima, per poi terminare, qualche ora più tardi ( raffreddati gli animi dai facili entusiasmi),  con la telefonata all’agente per avvisare che preferiamo proseguire nella ricerca. 

Lo so, sono così, facilmente entusiasmabile e ottimista a prescindere, anche di fronte a situazioni che non hanno speranze. 

Domani visiteremo un altro immobile, dicono che abbia anche una mangiatoia al piano terra! Non vedo l’ora di poterci fare il presepe!

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